
Io parto dal principio per cui solo il singolo individuo può sapere se la propria vita è dignitosa, se vale la pena continuarla o se è preferibile interrompere le proprie sofferenze.
Il suicidio in Italia è accettato giuridicamente e culturalmente, anche se considerato immorale dalla religione dominante: se è accettato in condizioni normali non c’è ragione perché non lo sia nei casi di fine vita.
Le differenze tra suicidio ed eutanasia possono essere due: l’eventuale incoscienza del paziente che non può decidere per se stesso, e l’eventuale presenza di un intermediario tra la vita e la morte, cioè il medico.
Se il malato è cosciente e si pronuncia in favore dell’eutanasia, resterebbe solo l’eventuale obiezione del medico, che può legittimamente anteporre la propria coscienza morale alla volontà del suo paziente, rifiutandosi di condurlo alla morte. A mio parere questo non sarebbe un atteggiamento giusto nei confronti di chi soffre e chiede sollievo, ma comprenderei il medico che non si sentisse di andare contro le proprie credenze, anche se la vita in questione è quella di un altro.
A questo punto però, visto che è doveroso rispettare la volontà di vita di questo medico, è altrettanto necessario rispettare la volontà di morte del malato: sarebbe giusto quindi trovare un altro medico che accetti di fare da intermediario per realizzare l’ultima richiesta del soggetto in questione.
Se invece il malato è incosciente occorre stabilire la sua volontà espressa in precedenza, ma molto spesso ciò rimane impossibile: è questa l’unica tipologia di casi in cui non si può stabilire a priori come comportarsi.
Il testamento biologico avrebbe la funzione di evitare simili incertezze, ma tutte le limitazioni che vengono poste nella normativa italiana riducono decisamente il suo valore: non poter rifiutare certe cure, essere obbligati a “nutrirsi” attaccati alle macchine, e soprattutto il fatto che le decisioni scritte non sono vincolanti, significa sottomettere la volontà del soggetto a decisioni esterne, dello Stato, delle istituzioni religiose o del medico curante.
Nel prossimo post parleremo di tutte le "divertentissime" strumentalizzazioni politiche su casi di questo genere.
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