mercoledì 27 aprile 2011

Desaparecidos



Mi sono divertito a scrivere un sonetto, secondo la metrica stilnovistica, sulla prossima beatificazione di Giovanni Paolo II, di cui l'umanità intera ha dimenticato molti aspetti.
Ho cercato di ricordarli così, sottolineando le consuete clamorose incongruenze interne all’istituzione chiesa:


Desaparecidos

A sfregio dei cantieri insanguinati,
e dell’impegno di chi vuol sapere,
arriva un primo maggio di preghiere,
per ingenui che adorano beati.

Volto bonario, discorsi antiquati,
predica amore ma pensa al potere,
di un Dio contraddetto esprime il volere,
porta uguaglianza solo ai servi fidati.

O Karol, vicario di Cristo in terra
e delle dittature in paradiso,
falso poeta di una falsa bibbia:

meriteresti soltanto Rebibbia.
Dai desaparecidos un avviso:
“La verità col silenzio è in guerra”.

giovedì 14 aprile 2011

I crocifissi nelle scuole - Parte 2: simboli e libertà



Riprendendo il post precedente, vorrei esaminare, ironicamente ma non troppo, la sentenza della Corte Europea sulla presenza del crocifisso nelle scuole italiane:

1) Se il crocifisso appeso al muro è passivo, lo sono anche tutti gli altri simboli: Buddha, eventualmente appeso, con quella panza è innocuo; Maometto pure (il pericolo è la montagna che potrebbe venire a trovarlo); la stella di Davide, la mezzaluna islamica e lo Yin - Yang non sono minacce. Qualche problemino potrebbe crearlo una svastica buddhista: ma viste le recenti rivisitazioni, siamo certi che nessuno se ne preoccuperà.
Quindi tutti i simboli sono passivi e per questo potenzialmente potrebbero essere appesi. Tranne Spiderman: lui può arrampicarsi. Perciò chi crede in Spiderman (e visti i precedenti non vedo perché qualcuno non possa credere in lui) può essere discriminato per motivi di ordine pubblico.

2) Un simbolo passivo però può diventare attivo grazie all’intervento dell’uomo, in particolare della sua coscienza o del suo corpo: l’intervento della coscienza umana che sente fortemente dentro di sé il crocifisso, può portare al fanatismo o all’indottrinamento, mentre l’intervento della forza fisica può portare ad utilizzarlo come strumento di aggressione (un bastoncino di legno può causare lesioni).
Detto brevemente e in modo significativo (direi quasi simbolico): di per sé i simboli non contano un cazzo, sono gli uomini che li vedono che possono fomentarsi in maniera ingiustificata.
Ed è proprio per questo che è il caso di toglierli. Tutti.

3) Se dare maggiore importanza al cristianesimo non significa necessariamente indottrinare gli studenti, certamente non dargliela significa indottrinarli ancora meno.

Bisogna dire, a parziale giustificazione, che insegnare il cristianesimo ad una classe non fa automaticamente di essa un gruppo di cristiani, così come spiegare le proprietà di un triangolo ad un classe non fa automaticamente di essa una setta di “triangolaristi”.
Anche se, visto che le figure geometriche danno molte più certezze di libri spacciati per divini e di duemila anni di teologia, una setta di “triangolaristi” sarebbe molto più giustificabile di una setta cristiana.
Ma forse è proprio per questo che non esiste una religione che venera le proprietà del triangolo: la verità, anche se è l’unica che potrebbe permetterselo, non stimola l’integralismo.
Mah, stranezze dell’umanità.

In alternativa comunque, possiamo “non indottrinare” gli alunni con tutti i simboli passivi elencati sopra. Tranne Spiderman naturalmente: le ragnatele limitano la libertà, mica come la religione...
(Non avevo mai pensato a Dio Ragno: è una bestemmia che riciclerò volentieri.)

4) Per quanto riguarda l’assenza di discriminazioni religiose in Italia, vi rimando a questo memorabile video del ministro La Russa: http://www.youtube.com/watch?v=wwA4sR6kzGM

5) Secondo la Corte Europea, è lo Stato Italiano che deve decidere secondo quali valori culturali educare i cittadini.
Poiché la classe politica italiana considera il crocifisso un simbolo della tradizione, avrei qualche consiglio su altri oggetti simbolici e tradizionali da appendere nelle aule scolastiche (magari in foto):
- la pizza margherita;
- un piatto di spaghetti;
- il faccione di Totò Riina (reperibile qui);
- Andreotti incantato in diretta su Canale 5 (reperibile qui http://www.youtube.com/watch?v=wei5LT9jlCs);
- la maglietta azzurra della nazionale;
- le mazzette (reperibili qui, purtroppo per voi solo in foto);
- il vittimismo (esemplificato qui);
- l'omertà;
- l'ingenuità (o creduloneria, che potete trovare in posti come questo);
- e per finire il mare (l'unico che meriterebbe, sotto ogni punto di vista).

In conclusione: meglio guardare un muro bianco che focalizzarsi su qualcosa che lo copre.
Meglio guardare in ampiezza che in un solo punto.

venerdì 1 aprile 2011

I crocifissi nelle scuole - Parte 1: Storia delle sentenze


Storia della vicenda:

- Soile Lautsi, cittadina italiana di origini finlandesi, nel luglio 2002 ricorre al T.A.R. chiedendo la rimozione dei crocifissi dalle scuole perché la loro esposizione viola il principio di laicità. Questo ricorso da via ad una serie di sentenze, che si conclude con quella definitiva della corte europea del Marzo 2011.

- Lo Stato italiano si difende dal ricorso affermando che l’esposizione dei crocifissi nei luoghi pubblici è prevista da due decreti regi degli anni 1924 e 1928, validi per le scuole elementari e medie. Inoltre il ministero dell’istruzione invia una direttiva alle scuole con cui ribadisce la presenza dei crocifissi nel rispetto dei suddetti decreti regi.

- La sentenza del Consiglio di Stato dà ragione allo stato italiano.
Affermando che (in sintesi):
1) “Il principio di laicità non risulta compromesso dall'esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche”.
2) Il crocifisso è “simbolo di un'evoluzione storica e culturale, e quindi dell'identità del nostro popolo”.
3) Il crocifisso è “simbolo di un sistema di valori di libertà, eguaglianza, dignità umana e tolleranza religiosa e quindi anche della laicità dello Stato, che trovano espresso riconoscimento nella nostra Carta costituzionale”.
4) “Il richiamo, attraverso il crocifisso, dell'origine religiosa di tali valori e della loro piena e radicale consonanza con gli insegnamenti cristiani, serve dunque a porre in evidenza la loro trascendente fondazione”.
5) “Nel contesto culturale italiano appare difficile trovare un altro simbolo che si presti ad esprimere questi valori civili più del crocifisso”.

- La sentenza di primo grado della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo dà invece ragione all’unanimità al ricorso della Lautsi contro lo stato italiano. Affermando che (in sintesi):
1) “La presenza del crocifisso, che è impossibile non notare nelle aule scolastiche, potrebbe essere facilmente interpretata dagli studenti di tutte le età come un simbolo religioso, che avvertirebbero così di essere educati in un ambiente scolastico che ha il marchio di una data religione”.
2) “La Corte non è in grado di comprendere come l'esposizione nelle scuole statali di un simbolo che può essere ragionevolmente associato con il cattolicesimo, possa servire al pluralismo educativo”.
3) “L'esposizione obbligatoria di un simbolo di una data confessione in luoghi che sono utilizzati dalle autorità pubbliche, e specialmente in classe, limita il diritto dei genitori di educare i loro figli in conformità con le proprie convinzioni e il diritto dei bambini di credere o non credere”.

- La sentenza definitiva della Grande Camera europea dà definitivamente ragione allo stato italiano: la presenza del crocifisso nelle scuole elementari e medie è legittima perché stabilita dai due regi decreti e perché non viola leggi e principi costituzionali italiani ed europei.
In particolare, la Grande Camera europea afferma che (in sintesi):
1) Non ci sono prove che la presenza del crocifisso influisca sugli alunni, poiché esso è un simbolo essenzialmente passivo.
2) La presenza del crocifisso attribuisce maggiore importanza al cristianesimo rispetto alle altre posizioni religiose, ma ciò non implica che ci sia un indottrinamento: perciò non viene violata la libertà di pensiero.
3) Nella scuola italiana non sono rilevate discriminazioni nei confronti delle minoranze religiose e degli atei: l’insegnamento del cristianesimo non è obbligatorio, gli studenti se vogliono possono portare simboli e vestiti legati alle loro religioni.

Inoltre considera che la valutazione del significato culturale specifico del crocifisso spetta allo Stato italiano e non alla Corte Europea, che quindi non può entrare nel merito. L’unica condizione posta allo Stato italiano è quella scritta in precedenza: non ci deve essere indottrinamento religioso.


Mi sembra evidente che le diverse sentenze esprimono pareri diametralmente opposti.
Quella del Consiglio di Stato si espone molto di più in favore del crocifisso rispetto a quella della Grande Camera europea, che invece si limita a considerare il crocifisso come simbolo religioso che non viola la libertà di pensiero.
Il fatto che ci sia una totale discordanza fa pensare che le decisioni dipendano dalle valutazioni soggettive dei giudici sul valore del crocifisso.